Dickon
Mary lo chiamò il “giardino
segreto” perché le piaceva pensare che, quando lei era lì dentro, nessuno
sapeva dove fosse. . . . .
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Stare all’aria aperta le piaceva
sempre di più e il vento non le dava più fastidio. Aveva sempre voglia di
correre, di saltare con la corda anche cento volte di seguito, soprattutto di
continuare per ore a zappare e a strappare le erbacce. . . .
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Intanto l’amicizia con Ben
Weatherstaff migliorava. . .
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Il vecchio giardiniere ormai si era
affezionato a quella ragazzina e gli piaceva parlare con lei. .
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. . . -Sei come il pettirosso:- le disse ben una
mattina, vedendosela accanto all’improvviso- non si sa mai da quale parte arrivi. .
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Inoltre quel vecchio giardiniere
sapeva tutto sui fiori. Perciò bisognava parlare di più con lui su questo
argomento. Ad un tratto le sembrò di sentire un flebile suono in
lontananza . .
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Percorse tutto il viale, fino ad un
cancello che non ebbe difficoltà ad aprire: si ritrovò in un grande parco
boscoso . .
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. . appoggiato al tronco di un
albero, c’era un ragazzo dalle guance rosse come papaveri, dagli occhi azzurri
e dal naso all’insù, che suonava un rozzo flauto di legno. .
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. . . ad
ascoltare il suono del suo flauto c’erano anche uno scoiattolo su un ramo dello
stesso albero, un fagiano che si sporgeva per osservare meglio da un cespuglio
e un coniglio che, immobile, sembrava fiutare l’aria.
-Fermati, li fai scappare via! –
disse sottovoce il ragazzo a Mary non appena la vide .
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. . La ragazzina rimase immobile
e lui smise di suonare, alzandosi in piedi: il coniglietto saltellò via, il
fagiano ritirò la testa fra le piume e lo scoiattolo scomparve tra i rami
dell’albero.
-Sono Dickon, il fratello di
Martha. Tu sei Mary, vero? . .
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. . . –Mi
sono alzato lentamente, -spiegò il ragazzo, mentre un largo sorriso gli
rischiarava il volto – perché i movimenti bruschi spaventano gli animali.
Bisogna invece muoversi piano e parlare sottovoce quando degli animali non
addomesticati si trovano accanto a noi.
Dickon parlava a Mary come se la
conoscesse chissà da quanto tempo.
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. . . . Era un ragazzo di brughiera e accanto a lui la
bambina sentì un fresco odore di
erbe, .
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-Sediamoci su questo tronco. –
disse Mary, sforzandosi di apparire disinvolta come lui. .
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Decise di darsi coraggio e disse:
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. . . ti
voglio dire una cosa molto importante.
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. . . .Ma
tu, sai mantenere un segreto? . .
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. . . un grande segreto . . .
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-Un segreto? Certo che lo so
mantenere! Che fine farebbero gli animali della brughiera se rivelassi agli
altri ragazzi le loro tane? Oppure dove hanno il nido gli uccelli? .
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Mary afferrò una manica del ragazzo
e disse con tono concitato:
-Ho “rubato” un giardino, ma è un
giardino che non è di nessuno e che nessuno vuole. .
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. . quindi adesso me ne voglio occupare io. Non
so se sia ancora possibile farvi crescere dei fiori, ma ci voglio provare.
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Dickon la guardava sempre più incuriosito, con gli occhi azzurri
spalancati.
-E dove si trova questo giardino?-
le chiese.
-Seguimi, te lo mostrerò!
Mary condusse Dickon al muro
ricoperto di edera e, camminando accanto ad esso, fino alla porta segreta. .
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. . . aprì
lentamente . .
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. e poco dopo erano entrambi nel
“giardino segreto”.
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. . . . Dickon
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rapito da quel che vedeva: -Che posto!- mormorò –Sembra di stare dentro
un sogno!
( Da:
Il giardino segreto, di Frances Hodgson Burnett )