La chiave del giardino
Due giorni dopo tornò il sereno e Mary poté ammirare dalla finestra
della sua stanza uno splendido cielo azzurro, quasi sgombro di nuvole.
-Ed io che pensavo che in Inghilterra piovesse sempre… -disse rivolta a
Martha, che come sempre aveva chiamato accanto a sé sul letto.
In verità Mary, abituata a vedere il cielo dell’India, quasi sempre
infuocato, non aveva mai immaginato che potesse esserci un cielo così azzurro
come quello che sovrastava la brughiera e faceva pensare alle acque cristalline
di un lago bellissimo e immenso. La stessa brughiera sembrava risplendere di
una vaga sfumatura azzurrognola.
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Mary restò sola e, per vincere la tristezza che l’assaliva ogni volta
che Martha se ne andava, si recò nel giardino dove c’era il laghetto, intorno
al quale percorse vari giri. Poi, stanca ma avvertendo un’insolita sensazione
di spensieratezza, si fermò ad osservare il cielo. Provò piacere ad immaginare
di potersi sdraiare su una nuvoletta bianca che era lontana e molto in alto e
viaggiare così nell’immensità di quel cielo azzurro. Infine, si recò nell’orto
dove Ben Weatherstaff era intento a zappare, aiutato da altri due giardinieri.
-Felice giorno, signorina Mary! –la salutò il vecchio, non nascondendo
il buonumore che evidentemente dovevano infondergli le belle giornate come
quella –Tra poco sarà primavera: se ne sente già il profumo nell’aria.
-Sì, sento qualcosa. Ma che cos’è? –chiese Mary annusando intorno a sé.
-E’ la terra che odora di fresco così quando è fertile ed è stata appena
smossa. –rispose Ben, continuando il suo lavoro – Questa terra sta per far
nascere i fiori. Insomma, le piante ritornano a vivere e anche la terra in
questa parte dell’anno è felice. Invece in inverno è triste perché non ha nulla
da fare. Vedrai come presto qui spunteranno delle piantine verdi. Il sole le
sta riscaldando fin sotto la terra.
-E i fiori verranno fuori in un solo giorno, come accade in India? Lì,
dopo le piogge tutto è caldo e umido, e credo che le piante vi crescano in una
sola notte.
-No, qui non è così. Non cresceranno in una sola notte, ma un po’ per
volta, per tutta la primavera, facendo spuntare una fogliolina dopo l’altra e
un fiore dopo l’altro.
All’improvviso un battito d’ali e Mary vide il pettirosso planare ai
suoi piedi, da dove, inclinando la testa da un lato, si sforzava di guardarla.
-Eccolo, è venuto a trovarmi. Forse mi ha riconosciuta, vero?- chiese
Mary a Ben.
-Certo che ti ha riconosciuta.
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-Anche nel giardino dove vive lui le nuove piantine verdi spunteranno
dalla terra e cresceranno i fiori?
-Dove? In quale giardino?
-Nel giardino con i vecchi cespugli di rose. .
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-Beh, chiedilo a lui, è l’unico che è entrato in quel giardino da dieci
anni a questa parte. –rispose il vecchio giardiniere accennando al pettirosso.
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Mary se ne andò, persa nei suoi pensieri .
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Così meditando, raggiunse il muro ricoperto di edera oltre il quale si
scorgevano le cime degli alberi . . . .
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Il pettirosso volò su un’aiuola vicina e Mary lo seguì con lo sguardo:
si era posato su una parte del terreno dove era stata scavata una piccola buca
in cui l’uccellino ficcò la testolina.
“Forse sta cercando qualcosa da mangiare”. –pensò Mary, decidendo subito
di darci anche lei un’occhiata.
La piccola cavità del terreno conteneva un oggetto che a prima vista la
bambina non riconobbe: forse era un anello di ferro arrugginito o di qualche
altro metallo, abbandonato lì da chissà quanto tempo. Quando poi il pettirosso
volò su un albero vicino, Mary prese l’oggetto: non era un anello, ma una
vecchia chiave.
“E se fosse la chiave del giardino segreto, sepolta qui da dieci anni?”
–si chiese, piena di speranza.
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