lunedì 28 maggio 2012

Pagina letteraria - pagina 3

                                          La chiave del giardino

Due giorni dopo tornò il sereno e Mary poté ammirare dalla finestra della sua stanza uno splendido cielo azzurro, quasi sgombro di nuvole.
-Ed io che pensavo che in Inghilterra piovesse sempre… -disse rivolta a Martha, che come sempre aveva chiamato accanto a sé sul letto.
In verità Mary, abituata a vedere il cielo dell’India, quasi sempre infuocato, non aveva mai immaginato che potesse esserci un cielo così azzurro come quello che sovrastava la brughiera e faceva pensare alle acque cristalline di un lago bellissimo e immenso. La stessa brughiera sembrava risplendere di una vaga sfumatura azzurrognola.
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Mary restò sola e, per vincere la tristezza che l’assaliva ogni volta che Martha se ne andava, si recò nel giardino dove c’era il laghetto, intorno al quale percorse vari giri. Poi, stanca ma avvertendo un’insolita sensazione di spensieratezza, si fermò ad osservare il cielo. Provò piacere ad immaginare di potersi sdraiare su una nuvoletta bianca che era lontana e molto in alto e viaggiare così nell’immensità di quel cielo azzurro. Infine, si recò nell’orto dove Ben Weatherstaff era intento a zappare, aiutato da altri due giardinieri.
-Felice giorno, signorina Mary! –la salutò il vecchio, non nascondendo il buonumore che evidentemente dovevano infondergli le belle giornate come quella –Tra poco sarà primavera: se ne sente già il profumo nell’aria.
-Sì, sento qualcosa. Ma che cos’è? –chiese Mary annusando intorno a sé.
-E’ la terra che odora di fresco così quando è fertile ed è stata appena smossa. –rispose Ben, continuando il suo lavoro – Questa terra sta per far nascere i fiori. Insomma, le piante ritornano a vivere e anche la terra in questa parte dell’anno è felice. Invece in inverno è triste perché non ha nulla da fare. Vedrai come presto qui spunteranno delle piantine verdi. Il sole le sta riscaldando fin sotto la terra.
-E i fiori verranno fuori in un solo giorno, come accade in India? Lì, dopo le piogge tutto è caldo e umido, e credo che le piante vi crescano in una sola notte.
-No, qui non è così. Non cresceranno in una sola notte, ma un po’ per volta, per tutta la primavera, facendo spuntare una fogliolina dopo l’altra e un fiore dopo l’altro.
All’improvviso un battito d’ali e Mary vide il pettirosso planare ai suoi piedi, da dove, inclinando la testa da un lato, si sforzava di guardarla.
-Eccolo, è venuto a trovarmi. Forse mi ha riconosciuta, vero?- chiese Mary a Ben.
-Certo che ti ha riconosciuta.      .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .
-Anche nel giardino dove vive lui le nuove piantine verdi spunteranno dalla terra e cresceranno i fiori?
-Dove? In quale giardino?
-Nel giardino con i vecchi cespugli di rose.       .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .
-Beh, chiedilo a lui, è l’unico che è entrato in quel giardino da dieci anni a questa parte. –rispose il vecchio giardiniere accennando al pettirosso.

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Mary se ne andò, persa nei suoi pensieri   .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .
Così meditando, raggiunse il muro ricoperto di edera oltre il quale si scorgevano le cime degli alberi   .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .
Il pettirosso volò su un’aiuola vicina e Mary lo seguì con lo sguardo: si era posato su una parte del terreno dove era stata scavata una piccola buca in cui l’uccellino ficcò la testolina.
“Forse sta cercando qualcosa da mangiare”. –pensò Mary, decidendo subito di darci anche lei un’occhiata.
La piccola cavità del terreno conteneva un oggetto che a prima vista la bambina non riconobbe: forse era un anello di ferro arrugginito o di qualche altro metallo, abbandonato lì da chissà quanto tempo. Quando poi il pettirosso volò su un albero vicino, Mary prese l’oggetto: non era un anello, ma una vecchia chiave.
“E se fosse la chiave del giardino segreto, sepolta qui da dieci anni?” –si chiese, piena di speranza.

                         ( Da Il giardino segreto  di Frances Hodgson Burnett)










La striscia di Zeb





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